INTERVISTA A FAITH HOLLAND
Il 9 gennaio 2025, alle ore 16:00, ho avuto il piacere di intervistare tramite Zoom l’artista multimediale Faith Holland. Con grande disponibilità, ha risposto alle mie domande, affrontando temi centrali del suo lavoro, come il corpo e la tecnologia. Di seguito è riportata la trascrizione dell’intervista.
AZB:”Prima di tutto, vorrei iniziare dal principio del tuo percorso artistico e dalle influenze che ti hanno permesso di focalizzarti sulle relazioni tra corpo e tecnologia. Quando è stato il momento in cui hai deciso di lavorare su questa connessione e chi ti rendi conto ti ha influenzato maggiormente?”
FH:”È una bella domanda. Inizia con un video che stavo facendo quando ero alla scuola di specializzazione chiamato R.I.P. Geocities……R.I.P. Geocities è stato un video remix in cui ho utilizzato tutte queste scene diverse da film di Hollywood che rappresentavano l'internet. Ma mentre stavo facendo la mia ricerca che mi ha costato sei mesi di lavoro intensivo, ho iniziato a trovare questi film di pornografia che rappresentavano anche l'internet. Ho studiato poi la pornografia quindi diciamo era qualcosa che mi era già di interesse quando ero molto piccola.
………..Ma quando ho iniziato a collegare l'immagine dell'internet con l'immagine del corpo, come succede con la pornografia, qualcosa, non lo so, qualcosa è successo che ha cambiato la traiettoria di tutto il mio lavoro. Quindi quella realizzazione,l’ ho usata come base per la mia tesi, quando ero studentessa laureanda, che è poi il progetto VVVV.
Esteticamente, questo pezzo video, il sito web e tutto il lavoro multimediale che ho realizzato per il sito sono molto coerenti. Per molto tempo ho lavorato sulla connessione tra Internet e il corpo, tra tecnologia e corpo, in particolare riguardo al corpo sessualizzato. Negli ultimi 5-7 anni, però, ho cercato di ampliare questa idea, pensando alle molteplici sfaccettature del corpo, non solo al corpo sessualizzato, ma anche al corpo sociale: come le persone si relazionano tra loro, come la tecnologia interviene in queste relazioni, o addirittura le sostituisce o le trasforma.
Il sesso rimane comunque parte di questo discorso, poiché è una relazione sociale, ma ho iniziato a includere anche altri aspetti, come il carico emotivo, la maternità, i processi legati alla morte e le dinamiche politiche, che sono stati il fulcro della mia ultima esposizione. Ho cercato di espandere continuamente il mio lavoro in queste direzioni.
Per quanto riguarda le influenze, mi ispiro molto ad artiste femministe, in particolare quelle che hanno lavorato negli anni '70, come Carolee Schneemann, che per me è fondamentale, e Valie Export. Sto cercando di collocare temporalmente queste influenze per spiegare meglio il loro impatto sul mio lavoro.
Poco dopo l’università, ricordo di aver visitato WACK! Art and the Feminist Revolution, una grande esposizione di arte femminista. Penso fosse la prima grande mostra di questo genere, ed è stata organizzata al PS1 di New York, dove vivevo in quel periodo. Sono andata a vederla molte volte.
È stato lì che ho iniziato a conoscere l’arte femminista. Non era qualcosa che avevo studiato fino ad allora, ma quella mostra ha cambiato profondamente il mio modo di vedere l’arte e il suo scopo. Ha anche trasformato la mia percezione della storia dell’arte del XX secolo, una materia che avevo studiato, ma che non avevo compreso pienamente durante la mia formazione accademica.
Quell’esperienza mi ha davvero cambiato. Inoltre, ho partecipato a un seminario con Martha Rosler, che è stato estremamente influente per me.”
AZB: ”Utilizzi una vasta gamma di media per il tuo lavoro: come scegli il mezzo più adatto per esprimere un'idea? Qual è il processo creativo che segui per sviluppare i tuoi progetti?”
FH:” Mi fanno spesso questa domanda, ma devo ammettere che non ho una risposta particolarmente chiara. Penso che ci sia un'idea fondamentale che guida il mio lavoro, che è la relazione tra il digitale e il fisico. Per me, partire da questa connessione implica che i miei progetti debbano essere multimediali, poiché credo che le idee possano essere espresse in vari modi e che i risultati siano più ricchi quando si esplorano attraverso diversi media. Questo è un aspetto. L'altro è che mi sembra naturale che certe idee si adattino meglio a determinati media. Ad esempio, con Hard/Soft e le tecnologie che ho sviluppato nel 2019-2020, quando è arrivato il momento di esibirle, c'era il lockdown. Avevo creato tutti questi oggetti che dovevano essere toccati, ma nessuno poteva farlo. In quel contesto, ho chiesto a molti artisti di realizzare dei video in cui, nel loro spazio privato, potessero interagire con questi oggetti.
Quindi funziona in entrambi i modi: può iniziare con un oggetto digitale, che sia una GIF o un'immagine, e poi trasformarsi in una forma fisica, oppure c'è una forma oggettuale che si trasforma in un oggetto digitale. La cosa interessante è che questa relazione, mantenendo un tipo di fisico-digitale che non è un binario – non lo vedo come un binario – ma mantenendolo attivo, è qualcosa che, più di ogni altro tema, emerge chiaramente attraverso il mio lavoro”
AZB:”E come bilanci la satira e la critica sociale nel tuo lavoro?”
FH:”Penso che lavorino insieme. Non è davvero un bilanciamento, non utilizzo l'umorismo solo per dare una critica. Credo che sia molto più facile per il pubblico ricevere una prospettiva critica se c'è un po' di umorismo. Questo permette al lavoro di spingersi in direzioni che altrimenti non potrebbero essere esplorate. Come nel mio lavoro, che potrebbe essere descritto come scritto in un magazzino cosmopolita o in un magazzino di pornografia. Se non fosse divertente, non funzionerebbe mai. Altri che sono militanti e condividono lo stesso messaggio non possono arrivare a questo risultato. Non credo sia un bilanciamento, credo che le due cose si uniscano intenzionalmente nel mio lavoro. Lavorano insieme.L’uno ha bisogno dell’altro.”
AZB:”Il corpo femminile è centrale nel tuo lavoro, e ne abbiamo già parlato. Ma volevo sapere se questa centralità derivi da esperienze personali o se sia piuttosto un forte desiderio di trasmettere qualcosa alla società”
FH:”Sì, ovunque. Deriva dalle mie esperienze personali come donna sessuale. Quella esperienza è indelebile, fa parte di chi sono. Però non mi sono concentrata solo sul corpo sessualizzato; questo aspetto è molto importante per me.
Uno dei pochi progetti in cui ho esplorato la nudità esplicita è stato con Dicks.Quando lavoro con corpi femminili, è sempre stato fondamentale per me restare nell'astrazione.
AZB:” In particolare, nel progetto VVVV.”
FH:” È lì che tutto inizia. È cruciale per me non riprodurre ciò che intendo criticare. È una sorpresa che nasce proprio da questo tipo di critica.
Con il pene, però, questa sorpresa non esiste, perché il fallo è culturalmente così predominante nel mondo del design. Potrei trattare questo corpo in modo diverso, magari affrontandolo in maniera più esplicita rispetto al mio solito. Ma non ho avuto la stessa esperienza con quel tipo di corpo, e questo potrebbe influenzare il mio approccio.
Non si tratta di proteggere la mia esperienza personale; piuttosto, c'è una riflessione su come non voler riprodurre una narrativa che mi appartiene.”
AZB:”Come ha reagito il pubblico ai tuoi lavori più provocatori, come Porn Inventions? Hai notato differenze nelle reazioni tra donne e uomini?”
FH:”Non sono sicura. Penso che molte donne siano entusiaste, sono più avanti e si sentono libere di chiedermi cosa ammirano e cosa apprezzano nel mio lavoro. Gli uomini non sono esclusi, ma sembrano più incerti, probabilmente a causa di critiche che percepiscono, le quali non sono tanto legate agli individui quanto a problemi strutturali. Ci sono stati alcuni uomini con cui ho avuto difficoltà a lavorare, ma non è un problema che riguarda direttamente loro. Molti uomini, comunque, trovano valore nel mio lavoro, e credo che questo valore si estenda a tutti, non solo agli uomini.
Penso che questa percezione crei un senso di inclusività, dove tutti si sentono coinvolti nel progetto e non c'è spazio per l'esclusione. Le piattaforme digitali, e in particolare l'arte, offrono moltissime possibilità di rappresentazione, ma anche numerosi strumenti per il controllo.”
AZB:”Come hai vissuto l'esperienza di lavorare in uno spazio dominato dagli uomini, come Internet, soprattutto in qualità di donna?”
FH:”E’ una domanda interessante. Essendo una persona che non è particolarmente considerata attraente, posso navigare più facilmente senza dover attirare l'attenzione su di me. Non sono una di quelle artiste che sentono il bisogno di bilanciare il pubblico che guarda il mio lavoro per il mio corpo e quello che lo guarda per il mio lavoro. Nel mio caso, questa domanda non si pone, e in alcuni modi mi consente di avere molta più libertà. Mi permette, come ha fatto Eleanor Anton, di usare il mio corpo in modo diverso, specialmente affrontando il tema dell'oggettificazione, che non è mai stata una vera preoccupazione per me. Quando ero più giovane, forse lo era, ma sentirsi inadeguata mi impediva di vederlo in un certo modo. Oggi, non mi preoccupo di questo, perché non cerco di essere una "hot girl", e non lo sono mai stata. Per questo motivo, mi sento molto sicura nell'utilizzare il mio corpo nel mio lavoro, senza la preoccupazione di competere con una potenziale attrattività sessuale che potrebbe sminuire il valore del mio lavoro.”
AZB:”Ultima domanda: come immagini il futuro della sessualità in relazione alle nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale? Qual è la tua opinione?”
FH:”Il progetto su cui sto lavorando ora è quello che voglio iniziare a sviluppare nel mio futuro prossimo. La domanda che voglio pormi è: "Può il piacere essere insegnato a una macchina?" E, quindi, cosa rappresenta per gli uomini e per le macchine? Penso che la risposta sia che non può essere insegnato; ho già la risposta alla domanda. Questo significa che la macchina occupa una posizione femminile, portando il piacere falso, un ruolo tradizionale che le donne rivestono nella pornografia, dove il piacere è simulato e non realmente ricevuto, mentre gli uomini, per esempio, hanno l'orgasmo davanti alla telecamera. Questo si ricollega alla rappresentazione di questi pensieri. Ora, mentre stiamo iniziando a trasferire tutto ciò sulle macchine e sulle immagini generate digitalmente, vediamo che questo tipo di sistema femminile è già presente nell'immaginario popolare, nei "assistenti vocali" che offrono un piacere falso. È un modo di femminilizzare la tecnologia?
C'è tanta censura, e trovo interessante che i dati di questi modelli siano difficili da separare, anche quando faccio qualcosa di più innocente, come giocare con mia figlia. Quando lei genera immagini, per esempio, una sirena circondata da ombre, il sistema mi blocca perché non può produrre un'immagine senza che venga etichettata come pornografia. Questo è qualcosa a cui ho pensato molto da quando ho iniziato a lavorare con l'intelligenza artificiale: che cosa c'è nei dati? Come possiamo modellare l'educazione umana sui dati di intelligenza artificiale? “





