ADA LOVELACE
In seguito riconosciuta come Ada Lovelace, nata nel 1815, è una figura essenziale per comprendere non tanto le origini di internet quanto le origini della programmazione, una donna che non solo ha immaginato il futuro, ma l’ha tracciato con la sua visione. Ada Lovelace, nata col nome di Ada Byron era figlia del poeta George Byron e di Anne Isabella Milbanke, Ada non ebbe mai un rapporto con suo padre, che abbandonò la famiglia quando lei era ancora una bambina. Sua madre, al contrario, ebbe un ruolo fondamentale nella sua formazione, imponendole un’educazione rigidamente scientifica per allontanarla dagli interessi poetici e, a suo parere, destabilizzanti del padre.
Ada era diversa da chiunque altro intorno a lei: non voleva seguire le aspettative della società, rifiutava, anche se lo aveva, l’idea di un matrimonio convenzionale o di una vita dedicata ai figli. La matematica e la scienza erano il suo rifugio, il suo modo di evadere da un mondo che le stava stretto.
A 17 anni, durante una festa, Ada incontrò Charles Babbage, un matematico e inventore che sarebbe diventato il suo mentore. Fu in quell’occasione che sentì parlare della Macchina Differenziale, un congegno meccanico in grado di risolvere funzioni polinomiali grazie al metodo delle differenze finite. Per Ada fu una rivelazione. A differenza di chiunque altro nella stanza, comprese immediatamente le potenzialità di quella macchina, cogliendo aspetti che nessuno aveva ancora immaginato.
Babbage, colpito dalla sua brillantezza, la invitò alle sue serate intellettuali. Fu in questi incontri che Ada iniziò a esplorare a fondo il progetto della macchina, scoprendo però che era ancora lontano dal diventare realtà a causa di numerosi problemi tecnici.
Tuttavia, questa difficoltà non la scoraggiò, anzi, alimentò il suo desiderio di approfondire ulteriormente i suoi studi
Nel 1833, Babbage abbandonò il progetto della macchina differenziale, che inizialmente era stato finanziato dal governo britannico. Quando il governo scoprì l'abbandono del progetto, reagì con disappunto, decidendo di non fornire più fondi a Babbage.
Per Ada Fondamentale per il suo percorso fu l’incontro con Mary Somerville, una matematica e astronoma che diventò sua mentore. Mary, consapevole degli ostacoli che le donne affrontavano nel mondo accademico, spronò Ada a seguire una strada diversa, che le permettesse di superare i limiti imposti dal suo tempo. Per Ada, Mary divenne un modello, un’ispirazione, una figura che incarnava ciò che lei stessa desiderava diventare.
A 19 anni, Ada intraprese un viaggio nel nord dell’Inghilterra per osservare gli effetti della Rivoluzione Industriale. Fu particolarmente colpita dal telaio Jacquard, una macchina per la tessitura automatizzata controllata da schede perforate. Questa tecnologia le suggerì delle idee straordinarie presentate poi da lei a Babbage e per lui fondamentale per ciò che sarà la sua macchina analitica.
Nel 1840, Charles Babbage infatti presentò pubblicamente, per la prima e unica volta, la sua macchina analitica a un gruppo di matematici e ingegneri a Torino. Tra i presenti c’era Luigi Federico Menabrea, un giovane ingegnere destinato a diventare primo ministro, il quale prese appunti dettagliati sulla presentazione. Con alcune aggiunte fornite dallo stesso Babbage, Menabrea pubblicò in Francia un articolo intitolato Breve presentazione della macchina analitica nel 1842, offrendo al mondo una prima descrizione di quel progetto visionario. Ada tradusse in inglese questo articolo e, Babbage, che lo lesse, ne rimase stupito Ada integrò l’articolo di Menabrea con sette approfondimenti, indicati con le lettere da A a G, che risultarono essere più estesi dell’articolo stesso. Questi contributi rappresentarono il primo studio dettagliato sulla programmazione di una macchina calcolatrice, un lavoro senza precedenti che rimase unico per oltre un secolo.
Le sue Note si distinguono per la profondità della comprensione della macchina analitica, un’intuizione rara all’epoca, e per la sua straordinaria capacità di spiegare concetti complessi utilizzando esempi chiari e immagini metaforiche, rendendo accessibili idee che pochi avevano colto appieno.
Ada molte volte nel corso della sua vita lavorò con Babbage e molte volte doveva correggere lui i calcoli.
Ada non si limitava a seguire le convenzioni scientifiche del suo tempo: il suo approccio era profondamente visionario. Fu la prima a immaginare che una macchina potesse elaborare non solo numeri, ma anche musica, immagini e altre forme di espressione. La sua capacità di vedere oltre ciò che era immediatamente evidente la rese unica, ma anche incompresa nel suo tempo.
Non è mai stata realmente integrata nel panorama scientifico dell’epoca. Era un’anomalia: anticonformista, brillante, eccessiva. La sua vita privata rifletteva questa complessità. Ebbe un rapporto conflittuale con la società e con se stessa, e sviluppò una dipendenza dagli oppiacei, un aspetto che spesso veniva utilizzato per screditarla. Eppure, il suo contributo non può essere messo in discussione: è stata una delle prime a concepire il potenziale creativo della tecnologia, ponendo le basi per la nascita della programmazione moderna.
Per me e per molte, Ada rappresenta molto più di una figura storica: è un simbolo. La sua capacità di immaginare nuovi mondi, il suo rifiuto delle imposizioni sociali e il suo desiderio di esplorare senza limiti risuonano profondamente con le tematiche della mia ricerca. Parlare di lei significa parlare della radice di tutto, della matrice che ha dato forma al nostro rapporto con la tecnologia, e di una donna che, nonostante tutto, ha trovato il modo di lasciare un segno indelebile.





