CHI HA PROGETTATO LA RETE?
La nascita di Internet invece risale agli anni '60, quando nacque la necessità di creare collegamenti comunicativi tra diversi computer, soprattutto per scopi militari, al fine di garantire la sopravvivenza in caso di attacchi. Per questo motivo fu creato un progetto di rete distribuita, ovvero una rete decentrata composta da nodi posizionati in diversi luoghi nel mondo. In caso di attacchi o distruzione di alcuni nodi, la rete avrebbe continuato a funzionare senza subire danni significativi, evitando che si perdesse qualcosa. ARPANET fu infatti la prima rete di computer costruiti per comunicare senza passare da un nodo centrale. Ad oggi però, a causa o grazie alla grande richiesta, Internet è in gran parte centralizzato. Questo accade perché molte delle infrastrutture e dei servizi fondamentali sono gestiti da grandi aziende come Google, Amazon, Meta e Microsoft, che possiedono enormi data center e gestiscono servizi di cloud computing usati da milioni di persone e aziende. L’obiettivo utopico è di renderla decentralizzata per non dipendere più da questi colossi capitalistici.
La storia di Internet, però, ha radici ben più lontane, partendo da ENIAC, il primo computer elettronico programmabile, costruito negli anni ’40 per eseguire calcoli complessi necessari in ambito militare. La nascita e lo sviluppo di ENIAC da sempre viene attribuito a due uomini: J. Presper Eckert e John W. Mauchly che certamente hanno avuto un ruolo fondamentale ma non sono di certo stati gli unici.
Infatti, più di 150, quasi 200 donne hanno lavorato al suo sviluppo come “computer umani” eseguendo calcoli balistici durante la seconda guerra mondiale al fine di programmare una macchina che ironicamente (o tristemente in realtà) avrà poi preso il loro posto ottenendo un successo comunque più riconosciuto del loro.
E’ chiaro quindi che storicamente la donna (sempre biologicamente riconosciuta come tale) è sempre stata omessa o nascosta nella storia e nei racconti che sono stati fatti sulla nascita della tecnologia ed è chiaro perciò come questo abbia determinato la credenza del disinteressamento o dell’incapacità da parte delle donne di parlare e lavorare con la tecnologia o la scienza.
Da sempre il loro lavoro è stato considerato come subordinato all’uomo, quindi meno importante, e l’attribuzione alle loro scoperte o invenzioni è di per sé quasi inesistente.
Ma in realtà le donne nel periodo della guerra venivano chiamate a contribuire come ingegneri o scienziate, il che è ironico, poiché venivano chiamate in slogan come “WOMEN WANTED” ma non venivano oggettivamente riconosciute nel loro lavoro, nonostante gli uomini stessi dichiarassero quanto le donne fossero più rapide e precise nello svolgere i lavori.





