LE ORIGINI DEL CYBERFEMMINISMO
Il termine "cyberfemminismo" viene coniato dalla teorica Sadie Plant, alla quale sarà dedicata una sezione specifica nel seguito del testo, nel suo libro Zeros + Ones: Digital Women and the New Technoculture, pubblicato nel 1997. Secondo Plant e da come penso di aver chiarito nella prima parte del testo, fin dagli inizi il mondo tecnologico è un mondo fatto da una cultura dominata dagli uomini, "le donne sono sempre state le parti meccaniche", "i mezzi per riprodurre la specie, riprodurre comunicazioni [...], che è ovviamente simile al ruolo delle macchine e degli strumenti"..
Nel contesto intellettuale degli anni '80 e '90, il movimento cyberfemminista emerge come un qualcosa ben lontano dal femminismo e capace di esplorare le intersezioni tra tecnologia e identità di genere, portando con sé una critica innovativa alle dinamiche di potere e alla costruzione sociale del genere. Questo movimento utilizza la tecnologia come strumento per sovvertire le tradizionali strutture di oppressione legate al corpo e all'identità femminile.
Il termine stesso "cyberfemminismo" suscita un certo disagio, poiché unisce due parole apparentemente in contrasto: cyber e feminism. Mentre il femminismo è un concetto familiare, radicato in lotte storiche e sociali, il termine cyber evoca un immaginario futuristico e tecnologico, spesso accompagnato da paura o confusione. Questo incontro ha permesso di liberare il femminismo dalle sue connotazioni più tradizionali, espandendolo verso nuovi territori come il cyberpunk e il cyberspace.
Il cyberfemminismo si distingue anche per il suo approccio fluido e inclusivo. Mentre il femminismo tradizionale si è concentrato sulla differenza sessuale, il cyberfemminismo, ispirandosi alle teorie cyborg di Donna Haraway, supera la dicotomia di genere. Non si tratta di un movimento con un intento politico o un'estetica precisi, ma di una rete di approcci diversi. Questo carattere poliedrico è proprio il suo punto di forza: la tecnologia offre infinite opportunità di creazione, opposizione e sperimentazione. Le sue esponenti principali, infatti, differivano molto tra loro, abbracciando anche la cultura hacker, che insegna che si può fare hacking con qualsiasi mezzo, non solo con codici e macchine.
In un certo senso, il cyberfemminismo nasce come risposta critica al pensiero occidentale dualista, che separa mente e corpo. Questo dualismo, radicato nelle strutture patriarcali, ha attribuito al corpo significati negativi, associandolo alla donna, alla sensualità, alle emozioni e persino al diavolo. La mente, al contrario, è stata associata alla razionalità, alla scienza e all'uomo. Questa gerarchia ha giustificato la subordinazione del corpo (e, quindi, delle donne), perpetuando un sistema di oppressione che svaluta la materia e il piacere. sistema di oppressione basato sulla svalutazione della materia e del piacere.
Il cyberfemminismo, grazie alle teorie cyborg di Donna Haraway, si propone di decostruire queste dicotomie, superando opposizioni rigide come uomo/donna, natura/cultura e umano/macchina. La figura del cyborg diventa un simbolo di riconciliazione, un'entità che unisce umano e tecnologico, naturale e artificiale, maschile e femminile, superando ogni gerarchia.
PurtroppoSiamo ancora influenzati da retaggi religiosi, come quelli della tradizione cristiana, che per secoli ha sostenuto che solo gli esseri umani-n particolare i maschi bianchi-possedessero un’anima. Donne, persone considerate "selvagge" o “impure” e animali erano esclusi da questa concezione spirituale, una visione che ha giustificato pratiche come la schiavitù, lo sfruttamento, la misoginia e gli esperimenti scientifici su corpi ritenuti privi di valore intrinseco.
Ad oggi, grazie anche all’enciclopedia Cyberfemminsta dell’artista Mindy Seu- Cyberfeminism Index- in cui racchiude tutto ciò che il cyberfemminismo è stato dagli anni 900 ad oggi, 2024, possiamo notare la differenza e la moltitudine di opere artistiche politiche che seguono queste ideologie: dai fanzine, alle poesie, ai siti web, ai videogiochi e alle moltitudini di progetti artistici nella rete.





