PRIME CRITICHE FEMMINISTE
Negli anni ’80, le critiche femministe hanno analizzato e messo in luce i numerosi ostacoli che hanno frenato l’ascesa delle donne nel campo della scienza. Tra questi spiccano le discriminazioni istituzionali, la socializzazione di genere che scoraggia l’interesse femminile per le discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e l’assenza di modelli inclusivi in grado di conciliare carriera e vita privata.
Un esempio emblematico è rappresentato dalle donne di ENIAC: molte di loro, una volta sposate o diventate madri, si sono trovate costrette ad abbandonare il lavoro per dedicarsi a mansioni non retribuite e spesso estremamente gravose, come la gestione della casa, della famiglia e dei figli.
Le scienze e le tecnologie, fin dalla loro nascita, si sono sviluppate all’interno di un sistema patriarcale in cui la mascolinità rappresenta la norma, mentre le donne vengono considerate intrinsecamente meno adatte. A partire dagli anni ’80, alcune studiose hanno iniziato a interrogarsi sulla possibilità di rendere questi campi realmente equi, o persino sulla necessità di ripensare il concetto stesso di equità in un contesto costruito su fondamenta così diseguali.





